Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/278

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258 COMENTO DEL BOCCACCI

parare all’Eneida: e quantunque Lucano il Culice nominasse, fu assai bene dagli amici compreso, in sì fatta maniera il disse, che egli voleva che s’intendesse, se alcuna cosa pareva loro che al suo lavoro mancasse ad essere eguale all’Enelda; della qual cosa esso maravigliosamente sè medesimo ingannò. Appresso fu costui, chechè cagion se ne fosse, assai male della grazia di Nerone, in tanto che per Nerone fu proibito che i suoi versi non fossono da alcuno letti. Sono oltre a ciò, e furono assai, li quali estimarono e stimano, costui non essere da metter nel numero de’ poeti, affermando essergli stata negata la laurea dal senato, la quale come poeta addomandava: e la cagione dicono essere stata, perciocchè nel collegio de’ poeti fu determinato, costui non avere nella sua opera tenuto stilo poetico, ma piuttosto di storiografo metrico; e questo assai leggiermente si conosce esser vero a chi riguarda lo stilo eroico d’Omero o di Virgilio, o il tragedo di Seneca poeta, o il comico di Plauto e di Terenzio, o il satiro d’Orazio, o di Persio o di Giovenale, con quello de’ quali quello di Lucano non è in alcuna cosa conforme; ma comechè si trattasse, maravigliosa eccellenza d’ingegno dimostra. Esso ancora assai giovane uomo, fu da Nerone Cesare trovato essere in una congiurazione fatta contro a lui da un nobile giovane Romano chiamato Pisone, con molti altri consenziente: e ritenuto per quella, avendo veduto, secondochè Cornelio Tacito scrive, una femmina volgare chiamata Epicari, avere tutti i tormenti vinti, e ultimamente uccisasi, avantichè alcun de’ congiurati nominar volesse, non