Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/284

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264 COMENTO DEL BOCCACCI

noi nello Evangelio leggiamo, cioè che Cristo figliuol di Dio, avendo il dì della sua ultima cena in terra lavati i piedi a’ discepoli, tra l’altre cose da lui dette loro in loro ammaestramento, disse queste parole: Voi mi chiamate maestro e signore e fate bene, perciocchè io sono. Direm noi di questo Cristo aver peccato? O contro ad alcun buon costume avere adoperato? Certo no, perciocchè nè in questo, nè in altra cosa, peccò giammai colui che era toglitore de’ peccati, e che col suo preziosissimo sangue lavò le colpe nostre: anzi così questo, come gli altri suoi atti tutti ottimamente fece; perciocchè se così fatto non avesse, non avrebbe dato l’esemplo dell’umiltà a’ suoi discepoli, il quale lavando loro i piedi aveva inteso di dare, se confessato non avesse, anzi detto, esser loro maestro e signore, come il chiamavano: il che assai si vede per le parole seguenti dove dice: e se io, il quale voi chiamate maestro e signore, e così sono, ho fatto questo di lavarvi i piedi; così dovrete voi l’uno all’altro lavare i piedi: io v ho dato l’esemplo: come io ho fatto a voi, e così similmente fate voi, ec. Adunque è talvolta di necessità di parlar bene di sè medesimo, senza incorrere nel disonesto peccato della iattanza, e così si può dire che qui facesse l’autore. Dissesi di sopra, nella esposizione del titolo generale della presente opera, però convenirsi cognoscere e sapere chi stato fosse l’autore d’alcun libro, per discernere se da prestar fosse fede alle cose dette da lui, la qual molto pende dall’autorità d’esso. E perciò qui l’autore, dovendo in questo suo trattato poeticamente scrivere