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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/314

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294 COMENTO DEL BOCCACCI

delle sue magnificenze se ne raccontano assai. Fu pietoso signore: e maravigliosamente amò e onorò i valenti uomini. E perciocchè egli non fu gentile, come quegli li quali nominati sono, e che appresso si nomineranno, estimo che in parte starsi solo il descriva l’autore.

Poich’io alzai un poco più le ciglia,

cioè gli occhi per vedere più avanti, Vidi il Maestro, cioè Aristotile, di color, che sanno, Seder, cioè usare e stare, e quegli atti fare che a filosofo appartengono, ammaestrare, operare e disputare, tra fìlosofica famiglia.

Aristotile fu di Macedonia, figliuolo di Nicomaco medico d’Aminta re di Macedonia, e poi di Filippo suo figliuolo e padre d’Alessandro; la madre del quale fu chiamata Efestide: li quali Nicomaco ed Efestide: vogliono alcuni esser discesi di Mataone e d’Asclepiade, discendenti d’Esculapio: il quale gli antichi, perciocchè grandissimo medico fu, dicono essere stato figliuolo d’Apollo, iddio della medicina: e dicono alcuni lui essere stato d’una citta chiamata Stagira, la quale se io ho bene a memoria, o già ho letto o udito, che è non in Macedonia ma in Trazia: le quali due provincie è vero che insieme confinano, perchè essendo in su i confini la città, forse agevolmente s’è potuto errare a dinominarla più dell’una provincia che dell’altra. Fu costui primieramente, dopo l’avere apprese le liberali arti, ammaestrato ne’ libri poetici: e credesi che il primo libro, che da lui fu composto, fosse uno scritto ovvero comento sopra li due maggior libri d’Omero, e che