Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/354

Da Wikisource.
334 COMENTO DEL BOCCACCI

sto. Io non posso ritrar, cioè raccontare, di tutti, quegli valenti uomini, che io vidi in quel luogo, appieno, cioè pienamente; perciocchè molti erano e soggiugne la ragione, perchè di tutti ritrarre non può, dicendo: Perciocchè sì mi caccia, cioè sospigne a procedere avanti, il lungo tema, di dover descrivere l’universale stato degli spiriti dannati, di que’ che si purgano e de’ beati, Che molte volte, non solamente pur qui, ma ancora altrove, al fatto, cioè alle cose che vedute ho, le quali sono in fatto, il dir, cioè il raccontare, vien meno: e ciò non è maraviglia, perciocchè volendo appieno raccontare la particularità di qualunque nostra operazione, quantunque piccola sia, si converrebbon dir tante parole, che quasi mai non verrebbon meno. La sesta compagnia. In questa quinta e ultima particella della seconda parte principale della suddivisione del presente canto, dimostra 1’autore come partiti da’ quattro poeti procedettero avanti: e dice, La sesta compagnia in duo, cioè de’ sei poeti, d’Omero, e di Orazio, e degli altri, cioè poeti, in Virgilio e nell’autore, si scema, cioè rimane scema. Per altra via, che per quella per la quale venuti eravamo, mi mena ’l savio Duca, Virgilio, Fuor della cheta, aura perciocchè; come assai è nelle precedenti cose apparito, niun tumulto, niun romore era in quel cerchio, nell’aura che trema, siccome ripercossa da impetuoso spirito di vento, e da pianti e da dolori. E vengo in luogo, ove non e, nè sole, nè stella, nè lumiera che luca, cioè faccia lume.