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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/69

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SOPRA DANTE 49

zio o Giovenale, acerrimi riprenditori de’ vizii? Chi crederà che egli avesse cacciato il venerabile mio maestro messer Francesco Petrarca, la cui vita e i cui costumi sono manifestissimo esemplo d’onestà? Chi il nostro autore, la cui dottrina si può dire evangelica? E se egli questi così fatti poeti cacciasse, cui riceverà egli poi per cittadino? Sardanapalo, Tolomeo Evergete, Lucio Catellina, Neron Cesare? Ma in verità questa obbiezione potevano essi, o potrebbono agevolmente tacere, non è egli sì gran calca fatta di poeti onesti d’abitare nelle città. Omero abitò il più per li luoghi solitarli d’Arcadia, Virgilio come detto è in villa, messer Francesco Petrarca a Valchiusa, luogo separato da ogni usanza d’uomini; e se investigando si verrà, questo medesimo si troverà di molti altri.

Dicono oltre a questo, le parole scritte da S. Girolamo: Demonum cibus sunt carmina poetarum: le quali parole senza alcun dubbio son vero: ma chi avesse in questa medesima pistola letto, avrebbe potuto vedere di quali poeti S. Girolamo avesse inteso; e massimamente nella figura, la quale pone d’una femmina non giudea, ma prigione de’ giudei, la qual dice, che avendo raso il capo, e posti giù i vestimenti suoi, e toltesi l’unghie e i peli, potersi ad uno ismaelita per via di matrimonio congiugnere; forse con minore fervore avendo la figura intesa, avrebbero quelle parole contro a’ poeti allegate. E acciocchè questo più apertamente s’intenda, non vuole altro la figura posta da S. Girolamo, se non per.quegli atti che la Scrittura di Dio dice, dover fare se non una

com. di dante T. I. 4