Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/153

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SOPRA DANTE 149

e mal tener, il che fanno gli avari, lo mondo pulcro, cioè il cielo, nel quale è ogni bellezza, Ha tolto loro, siccome appare, poichè in inferno dannati sono, e hannogli gli due detti vizii, posti a questa zuffa, cioè di percuotersi insieme co’ pesi i quali volgono, e col rimproverarsi l’una parte all’altra le colpe loro: Quale ella sia, la zuffa di costoro, parole non ci appulcro, cioè non ci ordino, e non ci abbellisco dicendo, quasi voglia dire, che assai di sopra sìa stato dimostrato. Or puoi, figliuol, veder. In questa parte continuando Virgilio le parole sue, gli mostra quanto sia vana la fatica di coloro, i quali tutti si danno a congregare o adunare di questi beni temporali, e apregli la cagione e dice: adunque, Or puoi, figliuol, veder, in costoro, la corta buffa, cioè la breve vanita, De’ ben, cioè delle ricchezze e degli stati, che son commessi alla fortuna, secondo il volgar parlare delle genti, e ancora secondo l’opinion di molti, Perchè, cioè per i quali beni, l’umana gente si rabbuffa. Il significato di questo vocabolo rabbuffa, par ch’importi sempre alcuna cosa intervenuta per riotta o per quistione, siccome è l’essersi l’uno uomo accapigliato con l’altro, per la qual capiglia, i capelli sono rabbuffati, cioè disordinati, e ancora i vestimenti talvolta; e però ne vuole l’autore in queste parole dimostrare le quistioni, i piati, le zuffe, le guerre e molte altre maleventure, le quali tutto il dì gli uomini hanno insieme per gli crediti, per l’eredità, per le occupazioni, e per i mal regolati desiderii; venendo quinci a dimo-