Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/155

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SOPRA DANTE 151

che cosa è? che i ben del mondo ha sì tra branche? cioè tra le mani e in sua podestà. E quegli a me, rispose dicendo: o creature sciocche,

Quanta ignoranza e quella che v’offende!

credendo come voi non dovete credere, cioè che i beni temporali sieno in podestà della fortuna come suoi; conciosiacosachè essa sia ministra in distribuirgli, e non donna in donargli, siccome appare nelle parole seguenti:

Or vo’ che tu mia sentenza ne’ mbocche,

cioè, che tu ne senta quello che ne sento io: e dice ne’ mbocche, cioè riceva, non con la bocca corporale, la quale quello che riceve manda allo stomaco, ma con la bocca dell’intelletto, il quale rugumando ed esaminando seco quello che per li sensi esteriori e poi per l’interiori concepe, quel sugo fruttuoso ne trae spesse volte che per umano ingegno si puote. E quinci seguita Virgilio a dichiarare che cosa è quello che egli senta della fortuna dicendo,

Colui, lo cui saver tutto trascende,

cioè Iddio, il quale è somma sapienza, e appo il quale ogni altra sapienza è stoltizia, Fece li cieli, nella creazion del mondo, e diè lor chi conduce; e in questo sente l’autore con Aristotile, il quale tiene che ogni cielo abbia una intelligenza, la quale il muove con ordine certo e perpetuo: e che 1’autore questo senta, non solamente qui, ma in una delle sue canzone distese, dimostra dicendo:

Voi, che ’ntendendo il terzo del movete ec.

E queste cotali intelligenze muovono i cieli loro commessi da Dio, Sì ch’ogni parte, della lor poten-