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188 COMENTO DEL BOCCACCI

per questa via il convenevole par tollerabile, quando a quelle che molti altri tengono si riguarda. Sono i più sì offuscati dall’appetito concupiscibile, che ogni onestà, ogni ragione, ogni dovere cacciato da sè, in dover per qualunque via ragunare, non solamente più che non bisogna ad uno, ma ancora più che non bisognerebbe a molti: e per pervenire a questo, altri si danno senza alcuna coscienza a prestare ad usura, altri a rubare e occupare con violenza l’altrui, altri ad ingannare e fraudolentemente acquistare, e con altri esercizii simili, non più d’infamia che di fama curando, si sforzano le lor fortune ampliare. Contro a questi cotali dice Tullio nel libro terzo degli oficii: detrahere igitur alteri aliquid, et hominem hominis incommodo, suum commodum augere, magis est contra naturam, quam mors, quam paupertas, quam dolor, quam caetera, quae possunt, aut corpori accidere, aut rebus esternis etc. Sono nondimeno alcuni altri i quali pare, che prima facie, vogliano e ingegninsi d’avere più che il bisogno non richiede, i quali sono a distinguere da questi; perciocchè dove i predetti sono pessima spezie d’ava ri, quelli de’ quali intendo di dire non si posson con ragione dire avari, nè sono. Son di quegli i quali in nulla parte passato il dovere, con diligenza s’ingegneranno di fare che i lor campi loro abbondevolmente rispondano; questo è giusto desiderio e giusta operazione, quantunque ella trapassi il bisogno, perciocchè quel più, in assai cose commendabili si può poi a luogo e a tempo adoperare. Alcuni altri per non stare oziosi, con ogni lealtà faranno una