Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/207

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SOPRA DANTE 203

più velocemente che non deono, e più tempo perseverano in istare adirati che essi non deono. E di questi cotali adirati o iracundi, secondochè Aristotile medesimo dimostra, son tre maniere: la prima delle quali è quella d’alcuni, che per ogni menoma cosa che avviene, non che per le maggiori, solamente che loro non satisfaccia, subitamente s’adirano, e gridano e prorompono in furore; ma in essa non lungamente perseverano, quasi lor sia bastevole d’aversi mostrati adirati, o perchè subitamente vien loro fatto di prender vendetta della cosa per la quale adirati si sono; e così esalata l’ira, ritornano nella quiete prima: la qual cosa in questi cotali è commendabile, quantunque non sia perciò stata la colpa dell’adirarsi minore: e pare che in questa spezie d’ira siano fieramente inchinevoli coloro, i quali sono di complession collerica, dalla velocità e sottigliezza della quale par che venga questa subitezza. La seconda maniera è quella di coloro, i quali non troppo contenentemente per ogni piccola cagion s’adirano, ma pure in quella, dopo alquanto aver sofferto pervengono: l’ira de’ quali è si pertinace e ferma, che non senza difficultà si dissolve e questi stanno lungamente adirati, servando dentro a sè medesimi l’ira loro, nè quasi mai quella risolvono, se della ingiuria, la quale par loro aver ricevuta, alcuna vendetta non prendono; nè questa tengono ascosa senza lor gravissima noia, perciocchè quanto il fuoco più si ristrigne in poco luogo più cuoce; e perciò mentre penano a sodisfare a questo loro disordinato appetito, tanto servano l’ira, e sè medesimi affliggono e molestano.