Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/73

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SOPRA DANTE 65

Minos che esso non l’uccise, ma guardollo per averne allievi tra gli armeuti suoi: di che seguì che Venere, la quale odiava tutta la schiatta del Sole, perciocchè da cui era stato manifestato a Vulcano suo marito e agli altri iddii l’adulterio nel quale ella stava con Marte; fece che Pasife, moglie di Minos e figliuola del Sole, s’innamorò di questo toro così bello: e andato Minos ad Atene, pregò Dedalo, il quale era ingeguosissimo uomo, che le trovasse modo per lo quale essa potesse giacere con questo toro; per la qual cosa Dedalo fece una vacca di legno vota dentro, e fatta uccidere una vacca, la quale parea che oltre ad ogn’altra dell’armento piacesse a questo toro, e presa la pelle di quella, ne coperse la vacca del legno, e fece Pasife entrarvi entro, e stare in guisa, che estimando il toro questa esser la vacca amata da lui, si congiunse con Pasife; del qual congiugnimento dicono si creò, e poi nacque una creatura la quale era mezza uomo e mezza toro; Il quale cresciuto, e divenuto ferocissimo animale, e di maravigliosa forza, dicono che Minos il fece rinchiudere in una prigione chiamata laberinto, e in quella mandava a lui tutti coloro i quali voleva far crudelmente morire, e questo Minotauro gli uccideva e divorava. Ed essendovi, siccome in sorte toccato gli era, venuto Teseo figliuolo d’Egeo re d’Atene, e quivi dimorato alcun dì, e in quegli Adriana figliuola di Minos e di Pasife innamoratasi di lui, e avendo avuta la sua dimestichezza, e per questo avendo compassion di lui, gl’insegnò come dovesse fare quando giugnesse a questo Minotauro, e come dietro ad uno spago se

com. di dante T. III. 5