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164 | LA TESEIDE |
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Quando Penteo queste parole intese,
Tutto si tinse, e divenne fellone,
E d’ira tutto dentro il cor s’accese,
E poi rispose, e disse: o Palemone,
E’ ti può esser certo assai palese
Ch’i’ ho messa mia vita a condizione
Sol per potere ad Emilia servire,
Cui amo tanto, ch’i’ nol potre’ dire.
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Però ti prego, se t’è la mia vita
Niente cara, che quel che dimandi
Tu il conceda al tuo parente Arcita,
Il qual s’è messo a pericoli grandi
Per procacciar di lei gioia compita:
E tu il sai sed e’ sono ammirandi,
Che uditi gli hai raccontandotegl’io,
Fa’ dunque, caro amico, il mio disio.
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Palemon disse allor: veracemente
Questa non è l’amistà ch’io credea
Aver di te, poi sì palesemente
Un don mi nieghi il quale i’ ti chiedea.
Ma io ti giuro per l’onnipotente
Giove del cielo, e per Venere iddea,
Che prima che di qui facciam partenza
Co’ ferri partirem tal differenza.