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LIBRO SETTIMO | 255 |
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Esso gli fece avanti a sè venire
Ciascun con parte degli suoi armati,
E le lor condizion fe’ riferire
Alle qua’ s’eran davanti obbligati:
E poi vi aggiunse, cominciando a dire:
Signor, que’ che di voi saran pigliati,
L’arme per mio comando lascieranno
E staranno a veder, sed e’ vorranno,
132
E qual, fosse per caso fortunoso,
O per altra cagion, di fuori uscisse
Del teatro, d’allora non sia oso
Che più nella battaglia rivenisse;
Della qual chi sarà vittorïoso
Avrà la donna, e l’altro ciò che disse
La mia prima sentenza: adunque andate
E valorosamente vi portate.
133
Poi, questo detto, il secondo sonare
Fece Teseo, senza tardar niente:
Laonde Arcita cominciò a parlare
In cotal guisa, vôlto alla sua gente:
Signor, che siete in così dubbio affare
Per me venuti, siccome è il presente,
Poco conforto di parole a voi
Credo ch’abbiate bisogno da noi.