Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/329

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LIBRO NONO 311


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Ma e’ non rispondea, anzi ascoltava,
     E ciò per non potere addivenia:
     E gli occhi erranti in qua e ’n là voltava,
     Or questo or quello con sembianza pia
     Mirando, e quasi sè non si mostrava,
     Tal era il duol che l’anima sentia,
     E ancora in dubbio di stare o di gire
     Errava per lo cor con gran martíre.

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Ma poichè Emilia tabefatto il viso
     Di polvere, di sangue e di sudore
     Vide, e sentì che ’l corpo avie diviso
     In parte alcuna, appena il suo dolore
     Tristo ritenne dentro al cor conquiso:
     Maladicendo in sè ’l soverchio amore
     Che lui a tal partito posto avea,
     E lei vie troppo di nuovo pugnea.

19


Ma sì non seppe la cosa celare,
     Nè ritener le lagrime dolenti,
     Che spesse volte il suo viso cangiare
     Visto non fosse da più delle genti;
     Ella non sa come racconsolare
     Onestà ’l possa, ed i disii ferventi
     Pur l’invitavano: e così sospesa
     Da grieve doglia lui rimira offesa.