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330 | LA TESEIDE |
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Ed a lui disse dopo alquanto spazio:
O valoroso e nobil cavaliere,
Del mio amore omai dei esser sazio,
E di qualunque con cotal mestiere
S’acquista, di sè stesso tristo strazio
Facendo, quale in questo puoi vedere
Che è fatto per me, che trista sono
Per tanto sangue e miserabil dono.
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Ma perocchè tu dei vie più a Marte
Che a Cupido dimorar suggetto,
Ti dono queste, acciò che se in parte
Avvien che ti bisogni, con effetto
Adoperar le puoi: esse con arte
Son fabbricate, che senza sospetto
Le puoi portare; forse l’aoprerai
Dove vie più che me n’acquisterai.
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Prese quel dono Palemone allora,
E disse: donna, i’ tengo la mia vita
Tanto più cara che non facev’ora,
Poich’io da voi la sento gradita,
Che con migliore agurio ciascun ora
La guarderò infino alla finita,
Sperando che nel ciel fermato sia
Ciò che dite per vostra cortesia.