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22 | LA TESEIDE |
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Nè altrimenti il cinghiar ch’ha sentiti
Nel bosco i can fremire e i cacciatori,
I denti batte, e rugghia, e gli spediti
Sentieri usa a salute; e pe’ romori
Ch’egli ha ’n qua e ’n là, in su e in giù uditi
Non sa quai vie per lui si sien migliori,
Ma ora in giù ed ora in su correndo,
Sino al bisogno incerto va fuggendo.
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Così facea costei per lo suo regno,
In dubbio da qual parte quivi vegna
Teseo, o con che arte ovvero ingegno:
Onde gire a ciascuna non isdegna,
Nè di pregar che ciascheduna al segno
Di quel ch’ha imposto ben ferma si tegna:
Perocchè se a tal punto son vincenti,
Più non cal lor curar mai d’altre genti.
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L’alto duca Teseo con tempo eletto
Al suo viaggio lieto navicava;
Passando pria Macron sanza interdetto,
Ad Andro le sue prode dirizzava:
Il qual lasciato con sommo diletto
Pervenne a Tenedos, e quel lasciava
Entrando poi nel mar, che all’abideo
Leandro fu soave e poscia reo.