Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/151

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parte settima 145

XV.

Dïana disse lor che non piangessono,
     Che quel martir molto ben meritava:
     E perchè ’l suo peccato elle vedessono,
     Dove il fanciul piangeva le menava.
     Poi disse loro ch’elle lo prendessono,
     Traendol di que’ pruni ov’egli stava:
     Allor le ninfe sel recaro in braccio,

     E ’l trasson del cespuglio molto avaccio.

XVI.

Molta festa le ninfe gli facieno
     Vedendol tanto piacevole e bello,
     E raccettarlo volentier vorrieno
     Con esso loro, e in que’ monti tenello:
     Ma a Dïana dirlo non volieno,
     La qual comandò lor che tosto quello
     Fantin portato a Sinedecchia sia,

     E con loro ella ancor si mise in via.

XVII.

Giunta Dïana a Sinedecchia, disse:
     Com’ella aveva quel fantin trovato
     In un cespuglio, ove Mensola il misse,
     Per celato tenere il suo peccato:
     Ma ella dopo questo poco visse,
     Che fuggendo ella, e volendo il fossato
     Di là passare, il fiume la ritenne,
     E com’io volli allora acqua divenne.


ninf. fies. 10