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148 | ninfale fiesolano |
XXIV.
Laggiù n’andò, non con poca fatica,
E per ventura trovò Alimena,
Alla qual disse: o carissima amica,
Grande è quella cagion che a te mi mena,
Ed è pur di bisogno ch’io tel dica:
Però ti prego che non ti sia pena
D’ascoltare una gran disavventura,
XXV.
PeiFonte/commento: ed. 1477 ogni cosa le venne narrando,
Com’un giovine ch’Affrico avea nome
Sforzò una ninfa, il dove, e ’l come e ’l quando
A parte a parte disse, e poscia come
Ell’era ita gran pezzo tapinando,
Poi partorì quel bello e fresco pome;
E poi come Dïana trasmutoe
XXVI.
E come quel fantino avea trovato
Dïana tra molti pruni, e come a lei
Con altre ninfe poi l’avea donato:
Ma mentre che cotai cose costei
Raccontava, Alimena ebbe mirato
Nel viso a quel fantino, e disse, omei!
Questo fanciul propriamente somiglia
Affrico mio, e poi in braccio il piglia.