Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/283

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lamente congiungerà, e collegherà, ma anche, mediante virtù , farà di due un solo e solido che.

Ma non io m’affaticherò vanamente a mostrar in esempio, o dirò meglio, in prova d’una verità luminosa e Damone e Fitia, e Teseo e Piritoo, e Niso ed Eurialo, ed altri molti. Virtù ci fa simili a Dio, anzi ci fa tanti Iddii, e mantienci, e gli effetti di lei quanto invero più rari, tanto di più ammirabili essere chi negherà? Non io di certo, che ho da rendere dal canto vostro in me stesso una fresca testimonianza a tal verità. Ed in vero con quanta sollecitudine varia, con quanto disastroso travaglio, con quanta vigilantissima cura abbiate tentato, non è molto, di dar compimento a’ miei voti e ben mel ridisse il servo, e ben dalle vostre lettere il seppi, e lo dovetti ben credere per me stesso; che la cosa già fatta chiaramente il dimostra. Noi dunque, come ben faceste vedere, e desidero di mostrarlo anch’io, quantunque per sangue disgiunti, non dimeno e per amicizia e comunanza di patria siamo tutt’uno; lo che d’esser io diventato a voi me lo procurò la vostra virtù, ma che voi lo foste a me fu dono della mia fortuna, a cui di niun’altra cosa, tranne questa, son obbligato. Laonde perchè l’amico è un altr’io, nè lice a veruno di ringraziar sè medesimo delle proprie fatiche, perciò non ringraziovi de’ ricevuti officii per non sembrare di condurmi inconsideratamente inverso di me. Peraltro e bene e ardentemente dichiarovi d’essere in tutto prontissimo a conservare un’amici-


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