Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/68

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62 ninfale fiesolano

XXIV.

Io non posso fuggir ched io non ami
     Questa crudel fanciulla che m’ha preso
     Il core, o ch’io non lei sempre mai brami
     Sopr’ogni cosa; e poi veggio che offeso
     I’ son sì forte da questi legami
     Che giorno e notte sto in foco acceso,
     Senza speranza d’uscirne giammai,

     Se morte non pon fine a questi guai.

XXV.

E poi guardando, vide nel suo armento
     Le belle vacche e’ giovenchi scherzare:
     Vedea ciascuno ’l suo amor far contento,
     E l’un con l’altro li vedea baciare:
     Sentia gli uccei con dolce cantamento
     Ed amorosi versi rallegrare,
     E gir l’un dietro all’altro sollazzando,

     E gli amorosi effetti gir pigliando.

XXVI.

Affrico questo veggendo dicea:
     O felici animai! quanto voi sete
     Più di me amici di venereFonte/commento: normalizzo Iddea,
     E quanto i vostri amor più lieti avete,
     E con maggior piacer ch’io non credea!
     E quanto più di me lodar dovete
     Amor de’ vostri diletti e piaceri,
     Che v’ha prestati sì compiuti e veri!