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150 RAGGUAGLI DI PARNASO

e imbrogliato dalle chimere di certi ingegni aguzzi, che, in tutte le cose loro volendo sopra sapere, intempestivis remediis delieta accendunt (i). Quindi è che nell’esamine rigorosissimo che per tanto negozio fu fatto, non — come credevano tutti — gl’ ignoranti, ma solo furono esclusi quei troppo saccenti, che avendo il capo pieno di arcigogoli e di nuove invenzioni, sono inimicissimi di quelle usanze antiche, alle quali essendo i popoli assuefatti, altri inquieta il mondo anco con migliorarle con nuove leggi. Questo è vero che grandemente studiavano di trovar soggetti manierosi, d’ ingegno facile e pieghevole, che sapessero accommodar la propria all’altrui natura; né in modo alcuno ammettevano officiale che per quattro anni continovi non avesse studiata l’ importantissima filosofia di vivere e lasciar vivere: base nella quale sicuramente sta fondata la quiete tutta de’ popoli e la sicurezza tutta di quel buon governo che si può sperare da un saggio governatore di province ; ne’ quali non tanto stimavano necessaria la scienza delle leggi e degli statuti, quanto che fossero versati in quella prudenza, in quel manieroso modo di procedere e in quella destrezza di giudicio, che non si trova registrata ne’ libri. Considerazione tanto necessaria, che alcuni giureconsulti ne’ governi che aveano avuti di molte province, vi avevano fatta inettissima riuscita: come chiaro testimonio ne rendeva la stessa lucerna delle leggi, Bartolo, il quale con tutta la sua scienza legale fu forzato saltar dalle finestre del palazzo di Todi, per non esser manomesso da quelli che piú non potevano sopportare le impertinenze di quell’uomo, saggio di lingua, poco prudente di cervello. Ed è cosa certa che fino col bastone ributtarono certi bestioni, che pavoneggiandosi dell’aperta ostentazione che fanno di esser terribili, con certe loro facce tetre grandemente si compiacciono di minacciar nelle pubbliche audienze la moria alle persone: e sopra tutte le cose dalla speranza di mai poter aver governi esclusero que’ bestioni, que’ busiri che, grandemente essendo assetati del sangue umano, si danno a credere di poter

(i) Tacito, libro XIII degli Annali.