Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. I, 1948 – BEIC 1771083.djvu/238

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d’Europa nati alle anni, non solo li chiama « dites et imbelles »( 1 ), ma come un insogno liberamente afferma « Gallos quoque in bellis floruisse » (2). Cosa che chiaramente ne fa conoscere che le soverchie ricchezze accumulate dai francesi a tanta infingardaggine avevano condotta quella giá tanto bellicosa nazione, che parea favola che i francesi giammai avessero saputo maneggiar le armi. Modo di procedere che ne fa accorti che, disarmando le ricchezze le mani degli uomini, molto eccellentemente nell’umiltá della pace tengono i popoli bassi, ove ognuno vede che l’odio della propria fortuna sopra ogni credenza rende i sudditi avidi di tentar cose nuove: mercé che il vedersi sepolto nella mendicitá di uno stato infelice, non, come credono gl’ ignoranti, invilisce gli uomini, ma in essi genera quella rabbia di mutar fortuna, che conduce i malestanti a tentar ogni ancorché pericolosa e disperata impresa; piú volte essendosi esperimentato che non altra cosa piú arma le mani de’ popoli, che la povertá, allora fecondissima madre della disperazione, che, non dalla infeconditá della terra, dalle fortune di mare, dalla dappocaggine degli uomini, dalle disdette de’ negozianti e da altri accidenti umani, ma solo ella è cagionata dall’avarizia del prencipe, che scioccamente si è dato a credere di poter, con disertar la sua greggia, divenir ricco pecoraio. Per le quali cose quel politico cattedrante affermò che il voler col mezzo della povertá ridurre i suoi popoli a termine di una sicura fedeltá e lo stato in una buona quiete, altro non era che, con abbondantemente dar da bere acqua fresca all’ammalato, pretendere di guarir l’ idropisia : cose tanto vere, che nelle sollevazioni degli stati non altri piú crudeli nemici provano i prencipi, che i malestanti : i quali nei garbugli delle sollevazioni sempre si sono veduti riuscire demòni, diavoli, luciferi, ove i facultosi sono gli ubbidienti, i quieti, i santi. »

(1) Tacito, libro II degli Annali.

(2) Tacito, nella Vita di Agricola.