Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. I, 1948 – BEIC 1771083.djvu/315

Da Wikisource.

V ingiuria ricevuta, ma — quello che dalla bocca de’ virtuosi tutti di questo stato ha meritato somma lode — caramente lo ringraziò dell’occasione che li porgeva di fare acquisto di quella gloria che altrui arreca il sinceramente scordarsi l’ ingiurie ricevute. All’antica e svisceratissima divozione che il Lipsio, stato sempre parzialissimo di Tacito, aveva portata a cosi sublime istorico, essendosi aggiunta la meraviglia di tanta indulgenza e la facilitá di perdono tanto bramato, talmente nell’animo di lui augumentò l’amore e accrebbe la venerazione, ch’egli piu della propria frequentava la casa di Tacito, con niun altro letterato piú li dilettava di ragionare, non altra conversazione piú gli aggradiva, non altro istorico piú celebrava : e il tutto con tanta parzialitá d’ interno affetto, che nella raritá del parlare piú coi concetti che con le parole, nella brevitá del dire stretto, grave, sugoso, sentenzioso e solo a gl’ intendenti chiaro, con invidia e con odio degli altri virtuosi di questo stato dipendenti da Cicerone e dalla potentissima fazione cesariana che ciò non approvano, con tanta diligenza si sforzava d’ imitare, che non solo con una odiosa antonomasia ardiva di chiamarlo il suo autore, ma disprezzando i biasimi d’ognuno, niun’altra cosa piú affettava, che di parere al mondo un Tacito novello. Quest’affezione insolita negli amici, non veduta verso i padroni, e che eccedeva ogni piú sviscerato amore che altri porti al suo sangue, tal gelosia generò negli animi del Mercero, di Beato Renano, di Fulvio Orsino, di Marc’Antonio Mureto e di altri amorevoli seguaci di Tacito, che nell’ intimo loro per mera invidia, ma — come è costume degli uomini fínti di ricoprir la passione dell’odio privato col manto della caritá verso il prossimo — sotto colore di vendicar l’ ingiuria che li giorni passati il Lipsio aveva fatta al loro amico Tacito, appresso Apollo del delitto medesimo d’empietá inquisirono il Lipsio, del quale egli aveva accusato Tacito: facendo sapere a Sua Maestá ch’egli non come amico amava Tacito, non come maestro e ^padrone l’onorava, ma che come suo Apollo e suo Dio l’adorava. Questa accusa, la quale, come accade ne’ delitti della maestá lesa, per la sua atrocitá con la sola querela vien provata, altamente penetrò nell’animo di Apollo ;