Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. I, 1948 – BEIC 1771083.djvu/346

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come a’ fornaciai non tutti i vasi possono uscir della fornace perfetti, e ne’ giardini, ancorché con somma diligenza coltivati, non essendo impossibile impedire che non vi germogli l’ortica, la malva e la cicuta : affine che da’ cervelli bucati, dagl’ ingegni fessi e mal cotti gli uomini buoni non rimangiano ingannati, la madre natura, che sommamente ha in orrore la malizia dei furbi e le giunterie de’ bari, non prima vede nascere questi tali al mondo, che cava loro un occhio, rompe loro un braccio e molte volte per isdegno spezza loro una gamba : co’ quali evidenti segni attaccando il sonaglio al cavallo che tira calci e appendendo il fieno alle corna del bue che dá di corno, ammonisce ognuno a giuocar largo con soggetti tali e a guardarsi da quella dannosa mercatanzia.

Senza indugio poi fu discussa la causa di Giovambattista Amalteo, carcerato per aver chiamata pazza prodigalitá la virtuosissima liberalitá che Nerone aveva usata verso Cornelio Tacito, quando col dono di venticinque muli carichi di scudi di oro premiò le lodi tanto onorate che gli aveva date che « ipsi non aderat infra servos ingenium » ( l ). Cosi ad Apollo come ai signori tutti della visita grave delitto parve fosse quello che aveva commesso l’Amalteo, e tanto maggiormente, che le scuole tutte di Parnaso tengono per massima irrefragabile che per qualsivoglia ancor che grandissimo ed eccessivo dono fatto da prencipe magnanimo verso un virtuoso in premio di alcuna segnalata lode ricevuta, non si dia vizio di prodigalitá: mercé che un prencipe sitibondo della vera gloria, dal quale « unum insatiabiliter parandum, prosperavi sui memoriam » ( 2 ), anco coi monti de’ diamanti e de’ rubini non può soddisfare il merito d’una impennata di quell’ inchiostro fino che da un virtuoso scrittore leggiadramente disteso nelle carte, rende il nome altrui glorioso e immortale. Per tanto delitto dunque Apollo a tal segno incrudelí contro l’ Amalteo, che per due anni lo condannò ad abitar tra gl’ ignoranti.

(i) Tacito, libro XIII degli Annali.

{2) Tacito, libro IV degli Annali.