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RAGGUAGLIO XV

Anneo Seneca appresso la maestá d’ Apollo essendo stato accusato di due bruttissimi vizi comuni a tutta la sua setta de’ filosofi morali, egregiamente difende la causa propria e de’ suoi compagni.

Con maraviglia infinita de’ letterati tutti di Parnaso, la notte passata segui la cattura nella persona del virtuosissimo Anneo Seneca, prencipe de’ filosofi morali e amatissimo da Sua Maestá. Vari sono stati i discorsi che per cagione di tanta novitá sono stati fatti: perché alcuni hanno sospettato che ciò li sia accaduto perché Sua Maestá volesse ch’egli rendesse molto minuto conto al mondo, con quai precetti filosofici, in cosi brieve tempo ch’egli servi Nerone, avea saputo acquistarsi il valsente di sette milioni e mezzo di facultá, avendo con tante ricchezze fatto cosi brutta vergogna a quella povertá, a quella moderazione di animo, della quale ne’ suoi scritti aveva fatta cosi particolar professione : cosa di tanto maggiore scandalo, quanto per fede di molti istorici pienamente constava ch’egli al mondo era stato un molto diligente uccellatore di testamenti, i quali con bruttissimi artifici aveva estorti dalle persone facultose. Altri furono che dissero ch’egli era stato catturato per l’adulterio che si buccinò ch’egli aveva commesso con Agrippina; e molti discorrevano che fusse per ritrattarsi la causa della congiura pisoniana ordita contro Nerone, nella quale era costante fama che Seneca non solo avesse tenuto mano, ma che cosi bruttamente si fosse dato in preda all’ambizione, che fino si fosse lasciato persuadere di poter dopo tanto eccesso divenire imperatore. Né mancavano di quelli che costantemente dicevano che Apollo fortemente era adirato contro quel filosofo, perché lo stesso Nerone aveva confessato che il parricidio sceleratissimo ch’egli aveva commesso, non solo era stato con saputa di Seneca, ma ch’egli lo gli aveva fino persuaso, non giá per caritá che avesse avuto verso il suo signore, ma per indurlo a far cosa tanto scelerata, che poi gli