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RAGGUAGLIO XVIII

Gli ircani mandano ambasciadori ad Apollo per aver da Sua Maestá la vera risoluzione dell’ importante articolo, se a’ popoli sia lecito uccidere il tiranno.

Gli ambasciadori della bellicosa nazione ircana, che a’ nove del corrente giunsero a questa corte, due giorni sono con pompa straordinaria furono ammessi all’audienza reale di Sua Maestá, perché i virtuosi, sopra modo avidi di veder costumi, abiti ed uomini stranieri, in numero molto grande concorsero ad onorar personaggi tanto qualificati. Presentati che si furono gli ambasciadori alla presenza di Apollo, il piú riputato di essi disse che la famosa nazione ircana, in quel tempo miseramente oppressa da un prencipe che con inaudita crudeltá la tiranneggiava, dalia fama dei saggi e veri risponsi di Sua Maestá persuasa, per cosi lungo cammino gli aveva inviati in Parnaso, solo a fine di intender da lei la vera decisione dell’ importantissima questione, se ai popoli era lecito uccidere il tiranno. Non è credibile l’alterazione che quella domanda cagionò nell’animo di Apollo; il quale, contro quegli ambasciadori sopra ogni credenza grandemente commosso, senza piú altro risponder loro, levatosi in piedi con impeto grande e insolito in Sua Maestá, comandò che, per esempio degli altri che ardivano di propor dubbi tanto scevramente sediziosi, incontanente fossero strascinati fuor della sala reale, come subito fu eseguito. Di tanto spavento alle serenissime muse e al senato tutto virtuoso fu simil azione, che niuno si trovò che appresso Sua Maestá ardisse di intercedere per quegli infelici. Ma Apollo, vedendo le sue dilettissime muse e i virtuosi tutti pieni di una infinita confusione, affine che rasserenassero gli animi loro, disse che per quella domanda, piena di una scandalosa perfidia, *contro quegli ambasciadori li parea di aver fatta leggier vendetta, poiché ai popoli non solo non era lecito disputare articolo tanto sedizioso, ma che come dal fuoco