Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. I, 1948 – BEIC 1771083.djvu/91

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era proceduto da mera ignoranza, non da malizia alcuna. Per le parole del Tasso tanto contro Aristotile di grave sdegno si accese Apollo, quanto è costume de’ prencipi toccati nella gelosa materia della giurisdizione: di maniera tale che incontanente alla guardia de’ poeti alemanni comandò che legato li fosse condotto avanti quel filosofo tanto temerario: come subito fu eseguito. Allora Apollo, con volto sopramodo sdegnato e con voce grandemente alterata, disse ad Aristotile s’egli era quello sfacciato e insolente che aveva ardito di prescriver leggi e pubblicar regole agl’ ingegni elevati dei virtuosi, ne’ quali egli sempre avea voluto che fosse assoluta libertá di scrivere e d’ inventare ; perché i vivaci ingegni de’ suoi letterati, sciolti da ogni legame di regola e liberi dalle catene dei precetti, con suo diletto grandissimo ogni giorno si vedevano arricchir le scuole e le biblioteche di bellissime composizioni tessute con nuove e sopramodo curiose invenzioni, e che il sottopor gl’ ingegni dei capricciosi poeti al giogo della legge e delle regole, altro non era che ristringere la grandezza e scemar la vaghezza de’ parti loro, e grandemente invigliacchir gl’ ingegni de’ letterati ; i quali allora che senza freno con la solita libertá loro maneggiavano la penna, pubblicavano scritti tali, che con la novitá e molta eleganza loro anco a lui e alle sue dilettissime muse erano di ammirazione, nonché di diletto : e che ciò chiaramente si vedeva ne’ Ragguagli di un moderno menante, ne’ quali con nuova invenzione sotto metafore e sotto scherzi di favole si trattavano materie politiche importanti e scelti precetti morali : e che il poema del suo dilettissimo Tasso dal mondo tutto con applauso universale essendo stato ricevuto, chiaramente si conosceva che in lui compitamente erano state osservate le regole tutte che altrui potevano mai darsi della piú esquisita poetica. Tremava il misero Aristotile a queste parole, e umilissimamente supplicava Sua Maestá che avesse per raccomandata la sua vecchiaia, e che per l’altrui ignoranza pon dovesse pericolare un filosofo suo pari; e ch’egli non avea scritte le regole dell’arte poetica col senso che dagl’ ignoranti gli era stato dato poi, che senza osservar i precetti e le regole pubblicate da lui non fosse pos