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RAGGUAGLIO XXVI

La nobilita della republica degli Achei, non potendo piú sofferire l’insolenza della plebe che governava lo Stato, manda ad Apollo ambasciadori per ottener da Sua Maestá un prencipe che li governi; e nella domanda loro sono consolati.

La moderna republica degli Achei, la quale, come è noto ad ognuno, è pura democrazia, per la molta sedizione del popolo insolente, talmente è piena di sedizioni, di occisioni, di rapine e di ogni pivi brutta confusione, che la nobiltá, oppressa dalla violenza della plebe sediziosa, affine di liberar la patria da cosi crudel tirannide, alcuni giorni sono stimò condizione piú tollerabile viver sotto la signoria di qualsivoglia prencipe avaro e crudele, che sofferir l’insolenza d’un popolo che governa. Di modo che per beneficio della pubblica utilitá disse esser cosa necessaria chiamare un prencipe forastiere, che governasse lo Stato afflitto e in freno tenesse l’insopportabile insolenza della vii canaglia della plebe; e, per tal conto avendo ella chiamato il popolo a parlamento, deplorò prima le pubbliche miserie, medicina delle quali disse esser solo il sottopor la patria infelicemente libera alla signoria d’un prencipe. Onde la plebe ignorante, che nelle deliberazioni delle cose grandi non sa quel ch’ella si conceda né quel che nieghi, con mirabil facilitá acconsenti che di fuori fosse chiamato un prencipe, che, riordinando lo Stato confuso, governasse la patria loro incapace del viver libero. In quella raunanza dunque furono deputati due ambasciadori, che dalla Maestá di Apollo ottenessero un prencipe degno de’ loro urgenti bisogni. Tre giorni sono a questa corte giunsero gli ambasciadori; i quali nella pubblica udienza avendo fatta la domanda loro, a nome di Sua Maestá fu loro risposto che ben presto si sarebbono partiti consolati. Molti segnalati soggetti di questo Stato potentissimi favori adoperarono per esser mandati alla signoria di cosi nobil principato;