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RAGGUAGLIO XXVIII

Monsignor Giovanni dalla Casa, ad Apollo avendo presentato il suo utilissimo Galateo , grandissime difficultadi truova in molte nazioni nel promettere l’osservanza di lui.

Monsignore reverendissimo Giovanni dalla Casa, il quale, come per l’altre si scrisse, con straordinaria pompa fu ammesso in Parnaso, dopo l’aver visitati questi illustrissimi poeti e complitocon tutti i prencipi letterati di questa corte, ad Apollo presentò il suo bellissimo e utilissimo Galateo-, il quale tanto fu lodato da Sua Maestá, che subito rigorosamente comandò che da tutte le nazioni inviolabilmente fosse osservato; e nel medesimo instante ad esso monsignore ordinò che quanto prima componesse una Galatea , poiché chiaramente si conosceva che le dame del secol moderno cosi hanno necessitá di esser ne’ loro mali costumi corrette, come gli uomini. Grande alterazione cagionò simil editto tra i popoli soggetti al dominio di Apollo; percioché né co’ prieghi né con le minacce giammai fu possibile indurre i Marchigiani a contentarsi di riceverlo, perché liberamente si protestavano che piú tosto erano risoluti di abbandonar la patria e gli stessi figliuoli, che lasciar la loro lodevolissima usanza di onorare i padroni con la schiettezza del cuore, amar gli amici con la candidezza dell’animo, piú tosto che con le riverenze e con le altre belle cerimonie cortegiane imparate alla mente. Maggior difiícultá si trovò tra i prencipi, perché la potentissima Monarchia francese non volle mai sottoporsi alla osservanza delle regole del Galateo, nisi si et in quantum comportavano i suoi gusti: a’ quali ella liberamente disse che piú voleva attendere che alle belle creanze, le quali solo averebbe osservate con una certa apparenza di fuori. La serenissima Monarchia di Spagna solennemente promise di sottopor se stessa alle regole del Galateo , purché monsignor Dalla Casa ne levasse un sol capitolo; ché, trovandosi ella a tavola con altri prencipi, non