Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/132

Da Wikisource.

RAGGUAGLIO XXIX

Essendo Apollo venuto in cognizione che gli uomini scelerati, servendosi del braccio de’ sacrosanti tribunali per travagliar in essi soggetti di somma bontá, altrui grandemente li rendono odiosi, per rimediare a tanto disordine, crea una congregazione de’ principali soggetti di questo Stato, ma con poco felice successo.

A tal segno di sceleratezza è giunta la perfidia de’ maligni, che dei sacrosanti tribunali, eretti per sicurezza degli uomini buoni e per punire i misfatti de’ ribaldi, perpetuamente si servono in perseguitare e affliggere le persone dabbene. Disordine che infinitamente travaglia l’animo di Sua Maestá, il quale in modo alcuno non può tollerare che per la malignitá di gente tanto iniqua i santissimi tribunali di questo Stato a’ buoni divengano odiosi; onde Apollo, per far l’ultimo sforzo di veder se l’ingegno umano a tanto veleno sapeva trovare il suo vero antidoto, molti mesi sono fece scelta de’ migliori politici, de’ piu accapati filosofi e de’ piú stimati soggetti nella prudenza, ch’abbia lo Stato di Parnaso; i quali fece rinchiudere in quell’appartamento che sta allato alla famosa biblioteca deifica, e strettamente comandò loro che in modo alcuno non uscissero da quel luogo, fin tanto che co’ debiti medicamenti ben saldata non avessero piaga tanto verminosa. E tuttoché a’ virtuosi di Parnaso paresse che simil negozio in poche ore si fosse potuto terminare, que’ signori nondimeno, non prima che dopo otto mesi forniti, hanno aperte le porte e fatto instanza di essere ammessi all’udienza di Apollo; al quale dissero che, dopo per cosi lungo tempo essere stati racchiusi in quelle stanze, nelle quali con diligenza esquisita avevano esaminati mille pareri e maturamente ventilati infiniti ripieghi, che però non avevano saputo e potuto trovar rimedio alcuno espediente per severamente castigar le false accuse, senza incorrer nel disordine gravissimo di spaventar le vere.