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RAGGUAGLIO XXXV

Francesco Mauro, nobil poeta italiano, poco appresso ch’egli per sua moglie isposò la virtuosissima Laura Terracina, per gelosia ch’ebbe della pudicizia di lei, l’uccide.

Fino dal primo giorno che la leggiadrissima signora Laura Terracina fu ammessa in Parnaso e che dalla serenissima Euterpe fu accettata per sua cameriera, da molti di questi amorosi poeti cominciò ad esser molto vagheggiata; ma però i piú assidui amanti, e forse anco i piú ben veduti, erano Francesco Maria Molza e Francesco Mauro, amendue famosi poeti in questa corte. La stessa serenissima Euterpe, considerando la giovanile etá della signora Laura, l’esquisita bellezza di lei, il numeroso corteggio ch’ella aveva de’virtuosi, fece risoluzione di quanto prima darle marito; e, comunicato ch’ebbe simil pensiere con la sua damigella, dispostissima la trovò ad ubbidire. Euterpe dunque in arbitrio di lei lasciò l’accaparsi uno de’ due suoi amanti, il Mauro o il Molza-. La virtuosissima Terracina, che non, come è costume delle sciocche dame, con la soddisfazion degli occhi, ma, come sogliono le sagge, col contento dell’animo voleva far risoluzione tanto importante, volle prima che amendue le mostrassero le poesie loro; le quali dapoiché con esattissima diligenza piú volte ella ebbe rilette e ben considerate, tralasciate le Fiche del Molza come cantate con stile enervato e molto languido, si attaccò alla Fava del Mauro, nella quale le parve di trovar maggior succo di concetti e che quell’argomento fosse disteso con piú sodezza di verso. Conchiuso dunque che fu il parentado, poco appresso furono celebrate le nozze; nelle quali il Mauro, di facoltadi cosi povero che poco altro stabile aveva che il suo capitolo della Fava , dalla sua sposa per ragion di dote ricevette mille e cinquecento ottave in contanti, senza l’arredo ricchissimo di un’infinitá grande di madrigali, sonetti e canzoni, che quella virtuosissima damigella si aveva