Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/163

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collegio in modo alcuno non pareva che Consalvo pretender potesse di aver col valor delle armi conquistato quel regno di Napoli, nel quale dai malaccorti re napolitani come amico e difensore essendo stato poco prima chiamato, ne’ maggiori bisogni poi di quegl’infelici re, e allora appunto che il regno tutto gli avevano dato in mano, ebbe cuore di pubblicarsi loro nemico: la quale azione se tanto glorioso rendeva chi l’aveva eseguita, che gli facesse meritar il titolo di «magno»,che il collegio istorico ne faceva giudice lo stesso Consalvo. Disse anco Livio che alle cose raccontate si aggiungeva il fine oscurissimo ch’egli fece, indegno di un par di Consalvo, che chiedendo il titolo di «magno» voleva esser predicato il protosavio del mondo; poiché dopo l’acquisto di tanto regno, senza punto saper assicurarla sua riputazione, ignorantissimamente si lasciò disarmare, per esser poi levato dal governo di Napoli, e condotto in Ispagna ad una rilegazione per fornirvi i suoi giorni di rabbia. Esclamò allora Consalvo, e disse che fine molto piú infelice di lui aveva fatto Pompeo, e che nondimeno aveva ottenuto il titolo di «magno». A questo rispose Livio che, secondo gl’instituti di Parnaso, tutti que’, che per far acquisto di un imperio perdevano la vita o facevano altro fine infelice, punto non iscoloravano la riputazion loro, come in niuna parte la scolorò il magno Pompeo, il quale lo stesso generoso pensiere, sebbene piú occulto, ebbe sempre, che seppe eseguir Cesare. In ultimo disse Livio che al desiderio di Consalvo grandissimo pregiudicio facevano i due inescusabili errori che nel maneggiar l’impresa del regno di Napoli egli commise; poiché non solo troppo trapassò i termini della liberalitá e dell’autoritá di capitano, allora che, dopo l’acquisto di tanto regno avendo beneficato numero grande di baroni, di capitani e di altri uomini illustri, si aveva acquistato un séguito grande di soggetti segnalati, senza aver la necessaria avvertenza di lasciare al suo re commoditá di potersi mostrar grato verso quei che l’avevano servito; e che, con affabilitá e maniere lontane dall’austera natura della sua nazione, apertamente aveva mostrato di affettar quel séguito e quell’amore de’ baroni napolitani, che con sommo studio doveva esser fuggito da un suo