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RAGGUAGLIO XLII

L’immensa mole dell’imperio ottomano, la quale anco dai piú intendenti politici era stimata eterna, cosi ora da se stessa va distruggendosi, che minaccia presentanea ruina.

Il vastissimo edificio dell’imperio ottomano, il quale, come è noto a tutti quei che praticano in Parnaso, di circuito cosi è grande che sembra un’immensa cittá; le mura del quale, da que’ prencipi, ancorché barbari e ignoranti delle buone lettere, fabbricate con somma eccellenza di una ottima architettura politica, sono di cosi salda materia, e cosi ben intesi si veggono i baloardi reali, le cortine terrapienate, le fosse, i rivellini, le scarpe e le contrascarpe, che da tutti quei che poco fa lo contemplavano non solo col mondo era stimato eterno, ma dicevano ancora che, per esser quegl’imperadori ogni giorno piú ambiziosi di renderlo con la fabbrica degli acquisti di nuovi appartamenti maggiore, pareva che a guisa dell’aurea casa di Nerone dovesse occupar Parnaso tutto; da pochi anni in qua, non solo i fortissimi baloardi di Tauris, del Servan, della Giorgia, della Diarbecca e quasi di tutta l’Armenia affatto sono caduti a terra, ma quel fortissimo dell’Asia minore ha gettato cosi largo pelo, che minaccia presta ruina: di modo che que’ muri, che parevano giá eterni, ora come materia debolissima da loro stessi si veggono ruinare e dileguare; novitá la quale infinita maraviglia rende a quei che la rimirano, e certo con raro esempio dell’instabilitá delle grandezze umane, perché, agli occhi de’ mortali non altra cosa piú mostrandosi potente ed eterna che gl’imperi grandi, con facilitá nondimeno e prestezza indicibile si veggono ruinare. Perché, se altri vuol demolire una torre fabbricata con salde mura, fa bisogno che molti giorni vi stenti prima col cannone o co’ picconi : e la rovere annosa, senza che altri lungo tempo con la scure vi sudi intorno, non può esser atterrata; ma per far precipitare qualsivoglia grande e potente imperio basta solo un soffio anco tenue d’inezia di prencipe o di ambizion di privato, ch’abbia séguito, danari, ingegno, che soio lo faccia un poco crollare, che prima cade che minacci ruina.