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RAGGUAGLI DI PARNASO

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RAGGUAGLIO LII

Un cavaliere italiano, in premio di molto sangue sparso in servigio di

  • un prencipe grande, da lui è onorato di un nobilissimo ordine di cavalleria; il quale da’ cittadini della sua patria poco essendo stimato, ad

Apollo chiede con quai ragioni può mostrare a que’ suoi derisori ch’egli tanto piú riccamente è stato guiderdonato, quanto il premio gli è stato contato in moneta di onore, non in scudi d’oro o di argento.

Il cavaliere italiano, che fino dalla settimana passata giunse in questa corte, con Apollo non, come altri credeva, ha trattati negoci pubblici di prencipe alcuno, ma cose sue particolari; perché, essendo stato introdotto all’udienza di Sua Maestá, gli ha fatto sapere che, in una importantissima guerra piú anni avendo egli servito un prencipe grande, in guiderdone del molto sangue che vi aveva sparso, e del molto danaro che vi aveva speso, da quel liberalissimo prencipe con l’ordine nobilissimo di una cavalleria era stato premiato; e che, giunto alla sua patria, da que’ suoi cittadini, che non altra cosa piú ammirano che ’l danaro in contanti, quel nobilissimo premio era stato schernito: che però umilissimamente supplicava Sua Maestá che li facesse grazia di somministrarli tutte quelle ragioni, con le quali egli avesse potuto convincere que’ suoi derisori. A questo cavaliere rispose Apollo che, col conto della rendita annuale della comenda dell’ordine della sua cavalleria, sufficientissimamente averebbe chiarito ognuno. Ma, replicando il cavaliere ch’il suo ordine di cavalleria era senza l’utile della comenda, li disse Apollo che, in cosi scarso termine trovandosi le cose sue, che un ordine di cavalleria punto di onore e di riputazione aggiungesse a colui che lo portava, piú di quel ch’egli con le sue onorate azioni si aveva acquistato prima, era cosa che con ragione alcuna concludente non si poteva provare, ma che, in grazia de’ prencipi, si credeva con la schiettezza della mente, con la semplicitá del

cuore.