Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/247

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possedessero de’ loro vassalli, che tanto si dee a quei che regnano, non ha fino dubitato dire che le anime di quegli uomini non si possono salvar nell’altra vita, che in questa o per delitti commessi o per altri demeriti muoiono in disgrazia del prencipe loro; quasi che un uomo, per scelerato ch’egli sia, con la contrizione di ravvedersi, col pentimento e con la condegna penitenza, non possa conciliarsi con Iddio, quando ha offeso gli uomini. — Tuttoché ’l rossore, del quale manifestamente si vide tinto il volto della Monarchia ottomana, chiari segni desse della sua confusione, ella nondimeno, come le detta la sua molta audacia, voleva replicare; quando, avendole Apollo fatto segno che tacesse, l’interrogò se vero era che la legge maomettana avesse comandato che degli articoli della sua religione non si potesse disputare, ma che con la violenza delle armi si dovessero difendere. E, avendo la Monarchia ottomana risposto che cosi era, le replicò Apollo ch’ella stessa vere aveva approvate le cose tutte che dette aveva l’imperadore Massimiliano: perché si come le ricchezze, con onorati sudori acquistate dagli uomini buoni, co’ termini della giustizia si difendevano, e le cose rubbate con la medesima violenza con la quale altrui erano state involate, cosi la veritá delle cose divine si difendeva con la ragione, la bugia con la violenza e con l’ostinazione.