Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/268

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salari; disordine al quale se tosto non si dava rimedio, uno de’ due inconvenienti era per cagionare: o che i prencipi in tempo molto brieve con le corti loro desolate sarebbono rimasi senza servigio, o che, per supplir alla nuova spesa di pagare i salari a’ cortigiani alterando i pubblici loro proventi, faceva bisogno a’ popoli loro dar materia di mormorare. E che finalmente avevano scoperto che cagione di tanti disordini solo era Cesare Caporali, al quale con quel suo sediziosissimo capitolo composto ih vitupèro delle corti, non bastando di affatto appresso le nazioni tutte averle svergognate, ogni giorno era veduto per le piazze andar sussurrando negli orecchi di quei che volevano applicarsi al servigio de’ prencipi cose nefandissime delle miserie cortigiane. Giustissimo ad Apollo parve il richiamo di questi prencipi; onde per un suo editto proibi subito il capitolo della Corte di quel tanto famoso poeta. I primi letterati di Parnaso, udita ch’ebbero la pubblicazione di cosi rigoroso editto, instantissimamente supplicarono Sua Maestá che volesse rimuoversi da quella risoluzione, che tanto era per affligger gli animi de’ suoi dilettissimi virtuosi; ma il tutto fu indarno, mercé che risolutissimamente rispose loro Apollo che si quietassero, perché egli in modo alcuno non voleva disertar le corti: unica cote che acuti rendeva gl’ingegni degli uomini, vera scuola nella quale altri imparava quella virtuosa dissimulazione che tanto è necessaria a quei che navigano il vasto pelago di questo mondo, quella pazienza, quella sagacitá della quale affatto erano privi tutti quegli uomini che in esse non erano stati scozzonati; e che un sovvertire il mondo sarebbe stato il suo voler a’ prencipi invilire quella loro tanto corrente moneta delle speranze, la quale a’ cortigiani serviva per molto ricco salario.