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RAGGUAGLIO LXXXV

Giovan Girolamo Acquaviva, duca di Atri, dopo l’aver superata una grandissima difficoltá, con grandissimo suo onore è ammesso in Parnaso.

Nell’assemblea de’virtuosi, che’l giovedí della settimana passata per questo solo effetto fu tenuta, furono prima lette le lettere credenziali del gentiluomo che a questa corte ha inviato l’eccellentissimo signor Giovan Girolamo Acquaviva, duca di Atri: il quale, facendo poi la sua ambasciata, con molto acconce parole fece instanza che ’l duca suo signore fosse ammesso in Parnaso; e nella medesima assemblea con mirabile diligenza furono esaminati i meriti virtuosi del duca, sopra i quali fu avuto maturo discorso. E perché quel nobilissimo signore versatissimo fu trovato in tutte le scienze piú nobili, e che nelle matematiche era pervenuto al colmo della suprema eccellenza, di ordine espresso di Sua Maestá, parzialissima di questa nobilissima famiglia, nella quale par che le buone lettere piú tosto sieno ereditarie che col lungo studio di molte fatiche ne faccino acquisto, fu creato sopraintendente dei triangoli e lineator maggiore di Euclide: appresso poi li fu decretata la solita cavalcata. E percioché i baroni poeti e gli altri prencipi letterati della fecondissima Partenope con le loro superbissime livree in numero molto grande l’accompagnarono, la pompa nel vero fu nobilissima e degna di un prencipe di tanto merito. Ma superò tutte le maraviglie Tessersi veduto che ’l duca longo ragionamento ebbe con Omero e con Pindaro senza adoprar il Valla o altro interprete: azione per certo gloriosa in questi tempi, e che tanto maggior gloria arrecò al duca, quanto i virtuosi di Parnaso considerarono che le buone lettere che si trovavano in quel prencipe, erano di quelle soprafine, che tanto riguardevoli rendono quelli che se ne vestono, perché non per necessitá di comprarne il pane, o di esse, come accade a molti, servirsi per patrimonio, ma solo affine di non essere, ancorché nato di sangue