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RAGGUAGLIO LXXXVII

Alcuni prencipi di questo Stato ad Apollo avendo presentato un libro della Ragion di Stato, i virtuosi di Parnaso, che non approvarono la diffinizione che in esso si dava alla ragion di Stato, ne pubblicano una nuova, a quei prencipi sopramodo odiosa.

I maggiori prencipi di questa corte con applauso grandissimo due giorni sono ad Apollo presentarono un libro che trattava della ragion di Stato, e gagliarda istanza fecero che, come opera meritevolissima, fosse posta nella biblioteca delfica. Apollo, al quale benissimo è noto quanto i prencipi in sommo orrore abbiano quegli scritti, che, trattando materie di Stato, agli uomini semplici scoprono gli animi, i costumi e gl’intimi sensi loro, grandemente maravigliato rimase, quando vide che i medesimi facevano istanza ch’ella fosse pubblicata al mondo; e, come in casi somiglianti accader suole, gravemente sospettò che que’ prencipi in cosi fatto negocio ascondessero qualche occulto loro fine: di maniera tale, che, conforme Tordinario costume di questa corte, il libro fu consegnato a’ signori censori bibliotecari, i quali con altrettanta diligenza lo considerarono, quanto anch’essi di qualche inganno grandemente temevano: del quale si avvidero subito. Onde gli eccellentissimi signori censori il giorno appresso riferirono a Sua Maestá che que’ prencipi con interesse loro gravissimo tanto celebravano il libro della ragion di Stato che le avevano presentato, perché, per entro il libro solo trattandosi della politica in genere, in lui menzion alcuna non si faceva di quella ragion di Stato che altrui prometteva il titolo; e che, la ragion di Stato essendo parte della politica, l’autor del libro nondimeno astutamente, e forsi pregato o corrotto da’ prencipi, le aveva data la speciosa diffinizione che a tutta la politica si conveniva, avendo detto che la ragion di Stato era « cognizione di mezzi atti a fondare, a mantenere e ad ampliare uno Stato »: con la quale inorpellata

T. Eoccalini, Ragguagli di Parnaso -11.

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