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RAGGUAGLIO XCIX

Per corriere espresso, in gran diligenza spedito d’Italia, avendo Apollo ricevuto nuova di gran gusto, con giubilo universale la comunica a’ suoi letterati.

Cosi grande è il gusto che dal virtuoso procedere degli uomini sente Apollo, che non solo nell’Italia e nell’Europa, ma nelle altre parti ancora del mondo tutto, ove fioriscono le buone lettere, con grossi salari stipendiati mantiene quasi numero infinito di uomini, l’obbligo de’ quali è, anco per corriere spedito in diligenza, farli sapere le azioni onorate e le operazioni tutte piú virtuose, che cosi i prencipi come i privati in ciascuna provincia, in qualsivoglia regno pongono in esecuzione. Le quali, da Sua Maestá liberalmente a’ suoi diletti letterati essendo comunicate poi, per una dotta e molto fruttuosa lezione servono loro. Quindi è che, dai virtuosi di Parnaso essendosi risaputo che giovedí alle otto ore di notte dall’Italia a Sua Maestá era arrivato un corriere, la mattina molto per tempo in numero infinito empirono la sala dell’udienza reale: solo per esser fatti partecipi delle nuove ch’egli portava da quell’Italia, che, sovrana reina essendo di tutte le province, suprema monarca di tutti i piú famosi regni dell’universo e particolar seggia di tutte le scienze piú riputate, non solo da Sua Maestá e dagli altri pianeti piú benigni, ma dalle stelle tutte fisse con quegli aspetti di particolar benignitá è riguardata, i quali negl’ingegni degli uomini generano la vivacitá di un genio spiritoso, nato alle nuove invenzioni delle cose piú eleganti e rare, la prudenza del ben discorrere e meglio operare, la feconda vena del dottamente scrivere e la facile apprensione di tutte le arti liberali. Apollo dunque, in compagnia delle sue serenissime dive essendo comparso nella sala, di senosi cavò prima le lettere che il corriere gli aveva portate d’Italia; e, quelle mostrandoad ognuno, cosi disse: — Dilettissimi e ben amati letterati miei, il mondo,

T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso -11.

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