Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/33

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degli uomini; ma con solo in que’delitti mostrarsi inesorabile, che, non meritando il perdono, avevano bisogno di esser puniti con tutto il rigore delle leggi;

Che verso le persone indegne avari fossero del pubblico danaro, prodighi co’ meritevoli, mercé che, con tante pessime soddisfazioni essendo egli cavato dalle viscere de’ sudditi, ogni prencipe che voleva meritar il nome di buon pastore strettissimamente era obbligato dar loro il contento di vedere che non nelle prodigalitá delle cacce, de’ tornei e delle cene troppo sontuose, non ne’scialacquamenti di arricchir ruffiani, buffoni e adulatori, ma che virtuosamente era speso e giudiciosamente dispensato per beneficio della pubblica pace;

Conferissero per l’avvenire le dignitadi e i magistrati a’ soggetti piú degni, solo avendo in considerazione il merito di chi chiedeva, non l’affezione che si portava a chi raccomandava: quegli veramente meritando il nome di pazzo, che per far utile e onore ad altri svergognava se stesso e annichilava le cose sue proprie;

Sepelisserò i propri capricci e perpetuo bando dessero a tutte le loro private passioni; e, affine che commodamente potessero far quella mirabil risoluzione, che tanto felicita i prencipi e floridi rende i regni, di sottoporsi all’assolutissimo dominio dell’interesse della pubblica utilitá de’ loro popoli, affatto rinnegassero la propria volontá del senso;

Assoluti monarchi si mostrassero degli Stati loro nell’eseguire le deliberazioni de’negozi loro piú importanti, ma nel consultarle capi di una ben ordinata aristocrazia: sicuri che quattro sciocchi, che si consegnavano insieme, migliori deliberazioni facevano sempre di qualsivoglia ingegno grande che operava solo;

Che, imitando il grande Iddio, del quale i prencipi luogotenenti erano in terra, l’orrendo eccesso dell’omicidio solo perdonassero per quella misericordia che si deve alla minor etá, alla grandezza dell’offesa ricevuta piú nell’onore che nella vita, a certo furor d’ira che ne’ casi repentini altrui toglie l’imperio di se stesso, il senso del giudicio e il discorso della ragione, ma