Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/365

Da Wikisource.

Germonio, agente a Roma di Carlo Emanuele I di Savoia, spedita al Duca il 25 luglio 1591 (cfr. C. Gioda, La vita e le opere di G. Boterò, voi. I, Milano, 1894, p. 228) si apprende che, in una «accademia di cose di Stato » tenuta in casa del card. Cinzio Aldobrandini, monsignor Lomellino, chierico di Camera ed agente della repubblica di Genova, aveva affermato in un suo discorso, con palese allusione alla Ragion di Stato boteriana apparsa nel 1589, che « un moderno ha dato un libro di ragione di Stato, che non contiene altro di ragione di Stato che la inscrittione ». Al che il Boterò si era tanto risentito, da mandare a diversi cardinali una lettera in sua difesa, mentre mons. Fabio Orsini, in una prossima seduta, avrebbe preso le sue difese. In base a questo documento il Rua ( Per la libertá d’Italia, Torino, 1905, p. 28) parve propenso ad assegnare al 1591 il presente ragguaglio, il che non mi pare facilmente accettabile, tanto piú che altre due testimonianze pubblicate piú tardi (cfr. F. Chabod, Giovanni Boterò, Roma, 1934, pp. 217 e 222) sembrano contraddire la data della citata lettera — forse trascritta frettolosamente dall’editore — e ricondurre invece la disputa accademica al 1594. Nel marzo di quell’anno infatti Girolamo Frachetta scriveva al Boterò: «ho ricevuto le sue lunghissime lettere, le quali mi danno pienamente conto che, tra molti discorsi ultimamente fatti costi da persone mature et non pieghevoli per novelle, in luoco illustrissimo, è stata malmenata la sua prima compositione, havendo annullato con qualche fondamento il contenuto di quella et lasciato solamente il titolo illeso »; ed il 24 agosto dello stesso 1594 Fabio Albergati scriveva al Cardinal Borromeo: « Il Boterò, per quanto intesi, parti da Roma per occasione di disparere nato fra un prelato e lui per conto del suo libro di Stato». Comunque è destituita di ogni fondamento l’opinione del Bklloni (Il Seicento , 2 a ed., Milano, 1929, p. 468), che vorrebbe individuare nell’autore del trattato politico discusso in questo ragguaglio, non giá il Boterò, bensí lo Zuccolo.

289 30 Appunto nell’esordio del libro I della Ragion di Stato il Boterò aveva scritto: «Stato è un dominio fermo sopra popoli e ragione di Stato è notizia de’ mezzi atti a fondare, conservare e ampliare un dominio cosi fatto».

290 13 Nessuno dei trattatisti della Ragion di Stato prima del Boccalini ardi scrivere una cosi cruda definizione, e dovranno passare alcuni anni prima che si trovi un’enunciazione analoga nelle pagine dello Zuccolo ( Considerazioni politiche e morali, Venezia,