Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/37

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si scorgeva il fine chiaro del pubblico bene, non, come spesse volte si vede ne’ principati, del privato interesse;

Che dalle lor case perpetuamente esterminassero quegli adulatori, que’ buffoni e que’ mignoni, che tanto scolorano la riputazione di qualsivoglia gran prencipe; e che non solo ardentemente s’innamorassero e tutti in preda si dessero al valore, alla virtú e al merito de’ loro ministri, ma che fino gl’idolatrassero;

E perché cosi a’ privati poca riputazione arrecava il perder le liti, come a’ prencipi molta vergogna il piatir co’ loro vassalli e riportar poi la sentenza contro, ogni lor differenza, che con essi avevano, da uomini nella profession delle leggi grandemente scienziati facessero veder prima, e solo quel litigio cominciassero, nel quale molto notoria altrui era la lor buona ragione. E che per mostrarsi lontani da ogni macchia di rapacitá e di violente tirannide, piú contento mostrassero di sentir, allora che non solo avevano perduta la lite, ma che fino vi erano stati condennati nelle spese, che si rallegrassero di aver riportata la sentenza favorevole;

Che, conforme l’uso delle ben ordinate republiche, per ultimo fine de’ pensieri loro per l’avvenire avessero quella santa pace universale de’ loro Stati, che tanto felicita que’popoli che la godono; e che la soverchia ambizion loro sfogassero nel far acquisto della segnalata gloria di ben governar i popoli che Iddio ha conceduti loro, non, con l’empio mezzo degl’incendi, delle rapine e dell’effusion di copia grande di sangue umano, affettar gli Stati altrui ;

Che ne’ delitti de’ poveri la severitá usassero delle crudeli pene pecuniarie; ma i superbi facoltosi punissero nella vita e facessero pagar loro composizioni di sangue, solo affine che al mondo tutto facessero conoscere che gli altrui eccessi vendicavano per zelo di giustizia, non per avarizia di danari; colui essendo grave nemico della pubblica pace, al quale il caldo delle ricchezze serviva per incentivo alla superbia, per isprone a commetter delitti;

Che ogni regola del buon viver virtuoso, che desideravano di veder ne’ sudditi loro, piú si forzassero ottener col buono