Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/64

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di riconoscere l’error loro gravissimo e di quietarsi, quando in questo tempo presente, in quella celeberrima corte romana, la quale mai sempre essendo stata il vero cavallo troiano che perpetuamente ha mandato fuori eroi di segnalatissima virtú e di sopraumano valore, pur alla fine vive un fioritissimo istorico politico, un saporitissimo scrittor latino degli Annali de’ suoi tempi, uno che nella brevitá del dire, nella frequenza delle sentenze, ne’ sali politici, nel modo bellissimo di narrare e insegnare, e nella stessa narrazione delle cose con la chiara brevitá di due semplici parole saper mostrar la vera cagione di esse, talmente ha saputo imitarmi, che cosi mirabil ingegno, cosi pregiato soggetto, non col suo proprio nome di Paolo Emilio Santorio, illustrissimo prelato nella corte romana, ma (e da queste mie parole lontana stia ogni sorte di iattazione) per decoro di questo virtuosissimo senato e per gloria delle arti liberali, ardisco chiamar un altro me stesso, un Tacito novello.— Non è credibile il giubilo grande, il contento immenso che ad Apollo e ad ogni letterato diede la felicissima nominazione fatta da Tacito di soggetto altrettanto piú grato ad ognuno, quanto gl’imitatori di Tacito rari sono al mondo. Di modo che, con alta e intelligibil voce avendo Tacito letti gli Amiali di cosi saporito istorico, tal soddisfazione diedero ad ognuno, che co’ pubblici favorevolissimi suffragi di quella medesima fama immortale e di quella stessa perpetua gloria dal collegio letterato il nome deH’illustrissimo Paolo Emilio Santorio fu stimato degno, co’ quali la stessa persona del massimo Cornelio Tacito fu onorata ne’ tempi passati. Dato poi ch’ebbe Tacito il solito giuramento di fedeltá, e, per maggior sicurezza dell’immortalitá di cosi celebre scrittore, seguita che fu la stipulazione dell’obbligo del tesorier generale, fu posto fine alla nominazione degli scrittori vivi. Onde senza dimora alcuna fu dato principio all’ammissione di quei letterati, che, avendo abbandonato il mondo,

con gli scritti loro o con le onorate azioni che nella vita ave £

vano operate, erano capitati in Parnaso.

Il primo dunque che avanti Apollo si presentasse fu Mario hlquicola; il quale a Sua Maestá cosi disse:—Io, serenissimo re