Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/74

Da Wikisource.

ella sia abbruciata.— Straordinario gusto mostrò Apollo di sentir dalla molta vivacitá dell’ingegno di quell’uomo grandemente ardito; al qual chiese a qual cosa li serviva quel suo cane. A Sua Maestá rispose il cerretano che, ’l moderno mondo tutto essendo divenuto sensualitá, con quel suo cane, che eccellentemente sapeva giocare, faceva raunar le genti ad udirlo. —Se questo è — replicò Apollo, —questo tuo esercizio molto simile mi pare alla caccia che si fa degli uccelli; perché tu con le tue chiacchiare sei l’uccellatore che fischia; il tuo sapone, il visco posto nelle panie; il cane, la civetta; quei che ti odono e che ti dánno fede, i merlotti, che, nella pania della tua mercatanzia lasciando qualche penna di pochi soldi, ti fanno far buona caccia. Ma poiché per tua sventura grande sei capitato in luogo dove i tuoi pari hanno poco credito e la tua mercatanzia, per non avere i miei letterati nelle vesti loro macchia alcuna, meno spaccio, a me e a questi miei virtuosi da’ la dilettazione di far giocare il tuo cane. — Obbedí subito il cerretano, e a quel cane, che grandemente era ammaestrato, fece far infiniti giuochi: e il tutto con tanta grazia e senso di quell’animale, che, ad ogni domanda del padrone facendo quanto gli era comandato, sembrava di aver senso umano. Questa azione di Apollo di consumare il tempo, conceduto ad un negocio di tanto rilievo, nella dilettazione di cosa cosi vile, di tanto maggior ammirazione fu a’ soggetti piú gravi del senato, quanto il gusto che Sua Maestá mostrava di sentire de’ salti di quel cane era straordinario, e i giuochi di lui erano lunghi. Ma la maraviglia, che questi avevano di quella bassezza, tosto si converti in ammirazione di cosa di sommo rilievo, quando Apollo, proprio del quale è anco dalle cose vilissime, che vede, cavar eccellenti documenti, utili precetti per ognuno: — Oh gloria — esclamò — delle scienze, oh somma felicitá delle mie serenissime virtudi, unico e ricchissimo patrimonio del genere umano! O miei dilettissimi e benamati letterati, rallegratevi meco, giubilate ne^’ vostri cuori, poiché pur ora con gli occhi vedete la gran forza del sapere, l’unico valore delle scienze, quando un poco di virtú, che un uomo ha saputo insegnar ad un cane, è bastante non solo per lautamente far le