Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/90

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opinion degli uomini tanto incerta, tanto variabile, facea bisogno che in quella sua avversitá procedesse con circonspezioni grandi, con destrezze mirabili : e che tra lei e la Forza si trovava la grandissima disparitá: che questa, sconfitta, facilmente ritornava a rifarsi e con émpito maggiore attaccava la seconda battaglia, tanto piu pericolosa per lei, quanto alla sua ordinaria potenza averebbe aggiunta la violenza dello sdegno e la vergogna della prima sconfitta: ma che, s’accadeva ch’ella al primo incontro con la sola maestá della sua persona e con l’autoritá del solo suo sguardo non atterrasse la sua nemica, che, a guisa d’elefante che caduto in terra piú non può risorgere, affatto rimaneva spogliata di quella sua grandezza, che le arrecava la pubblica venerazione che le hanno le genti : considerazioni tanto piú necessarie in lei, quanto non altra cosa piú aveva sperimentato esserle di pericolo, che con la violenza delle armi voler mantener grande quella autoritá, quella riputazione, che solo vedeva esser fondata neJl’opinione delle genti. Ma che all’indennitá della sua autoritá ella averebbe proveduto con gli ordinari suoi rimedi, e che con le solite sue armi si sarebbe cimentata con la Forza, e che sicuramente averebbe vinto. Poi soggionse che la Forza que’ termini di straordinaria insolenza usava verso lei, non perché le fosse cresciuta la potenza, ma perché per alcuni suoi privati disordini in lei vedeva mancato il decoro, la maestá e l’antica venerazione delle genti. Dette ch’ebbe a que’ suoi amorevoli queste parole, si parti la Riputazione, e poco appresso si ritirò nel suo alloggiamento: di dove per alcuni mesi non fu veduta uscir mai, ma con somma severitá attese a corregger se stessa, dando perpetuo bando agl’interessi privati, a’ quali per troppo apertamente essersi data in preda, chiaramente conosceva che molto le si era scemato il credito; appresso poi, con la scopa di una rigida riforma, tutta si occupò in nettar la sua casa da ogni sorte di sordidezza e di viltá: dalla quale esterminò ancora l’avarizia, la soverchia ambizione e ogni altra privata passione disonesta e scandalosa. Corretti poi che questa principessa ebbe i disordini privati, una mattina, che presente doveva trovarsi a certo atto pubblico, si abbellí e ornò tutta di bontá di animo,