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RAGGUAGLIO XVIII

Il Cieco da Forlí, famoso cantimbanco italiano, con maraviglia di tutto il senato virtuoso da Apollo essendo stato ammesso in Parnaso, da Sua Maestá è adoprato in un carico importante.

Cristofano de’ Sordi, detto il Cieco da Forli, famoso cantimbanco italiano, quegli al quale è fama che la serenissima Euterpe, in contracambio della ricetta che le insegnò di farsi biondo il crine, desse la facil vena di cantar i milioni de’ versi all’improviso, giá sono passati molti anni che si truova alle porte di Parnaso; di dove perpetuamente, ora con umilissime preghiere, talora con calde instanze e molto spesso con importune querele, talmente annoiate ha le orecchie di Apollo, che la settimana passata con risa de’ letterati tutti di questo Stato ebbe ardire di far affiggere ne’ piú principali e famosi luoghi di Parnaso pubblici cartelli, ne’ quali fece sapere che, se tra i letterati poeti spirto alcuno gentile si trovava che nel cantar con la lira in mano versi all’improviso avesse voluto cimentarsi seco, egli nel campo aperto di Euterpe lo sfidava: dove a qualsivoglia chiaramente averebbe fatto conoscere che in Parnaso non si trovava poeta alcuno di cosi abondante vena, ch’avesse potuto sostener l’incontro del profluvio de’suoi versi cantati all’improviso, e che fosse stato degno di pur portarli dietro la lira. Apollo, che per lo passato sempre schernite aveva le vane pretensioni di quell’uomo indegno, giovedí mattina nel pubblico senato de’ letterati di proprio moto al nome di lui decretò l’immortalitade; e appresso comandò che con l’ordinaria pompa di una solenne comitiva fosse ammesso in Parnaso e introdotto alla sua presenza. La mattina dunque seguente, al Cieco da Forlí fu aperta la porta trionfale, per la quale eptrano i virtuosi che da Sua Maestá sono giudicati degni della gloriosa stanza di Parnaso: ma con tanto rancore de’ baroni letterati, di ogni altro prencipe poeta e di tutti i potentati di questa corte, che appunto allora ch’egli pose