Pagina:Boetie - Il contr'uno o Della servitù volontaria.djvu/43

Da Wikisource.

o della servitù volontaria 29

liberi combattenti per la libertà, quelli per toglierla loro. Se avessi a dir tu, quali di essi vinceranno? quali si avventeranno più animosamente alla pugna, coloro che aspettano, per guiderdone dei travagli, la conservazione della libertà; o quegli altri che, a darle e a buscarle, non possono aspettarsi altro premio che il servaggio? Quelli han sempre dinanzi agli occhi la felicità del tempo passato, e l’idea di pari quiete nel tempo avvenire: nè si danno tanto pensiero di ciò che patiscono in quel po’ di tempo della battaglia, che più non se ne diano di ciò che dovrebber patire essi, i lor figliuoli, e tutti i loro discendenti. Questi non hanno cosa che accenda loro il cuore, se non una cotal punta di cupidigia, la quale al primo pericolo si rintuzza; nè può essere sì ardente ch’ella non si abbacini e paja spegnersi per un gocciolino di sangue che buttino le loro ferite. Nelle battaglie tanto famose di Milziade, di Leonida, e di Temistocle (avvenute dumil’anni fa, e che sono così fresche nella memoria de’ libri e degli uomini come se fossero d’ieri, perchè le si combatterono in Grecia per il buono stato della Grecia, e ad esempio di tutto il mondo), chi vogliam noi dire ch’e’ desse a tanto poca gente quant’erano i Greci, non la possa, ma il cuore, di sostenere l’urto di tante navi che al mare stesso faceano oltraggio? di debellare tante nazioni, il cui numero era sì sterminato, che, dove fosse bisognato fornir loro i capitani, la schiera de’ Greci non sarebbe bastata? Ve lo dirò io: perchè in que’ gloriosi giorni non si trattava solo delle battaglie de’ Greci contro i Persiani; ma della vittoria della libertà contro la tirannia, dello stato franco contro la cupidigia.

È una meraviglia l’udir parlare della prodezza che