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138 orlando innamorato [St. 35-38]

        Sente il Danese la folta arivare:
     Giongie Gradasso e Ferragù possente.
     Ben vede lui che non può riparare,
     Tanto gli ingrossa d’intorno la gente;
     Il ponte alle sue spalle fa tagliare.
     Giamai non fu un baron tanto valente;
     Contra tanti pagan tutto soletto
     Diffese un pezo il ponte al lor dispetto.

        Intorno li è Gradasso tutta fiata,
     E ben comanda che altri non se impaccia.
     Sente il Danese la porta serrata:
     Ormai più non si cura, e mena l’accia.
     Gradasso con la man l’ebbe spezzata;
     Dismonta a piedi e ben stretto lo abbraccia.
     Grande è il Danese e forte campïone,
     Ma pur Gradasso lo porta prigione.

        Dentro alla terra non è più barone,
     Ed è venuto già la notte scura.
     Il popol tutto fa processïone,
     Con veste bianche e con la mente pura:
     Le chiesie sono aperte e le pregione.
     Il giorno aspetta con molta paura;
     Nè altro ne resta che, alla porta aperta,
     Veder se stesso e sua cità deserta.

        Astolfo con quelli altri fo lasciato,
     Nè se amentava alcun che ’l fosse vivo;
     Perchè, come fu prima impregionato,
     Fu detto a pieno che de vita è privo.
     Era lui sempre di parlar usato,
     E vantatore assai più che non scrivo;
     Però, come odì ’l fatto, disse: Ahi lasso!
     Ben seppe come io stava il re Gradasso.

3. P. quel. - 8. Ml., Mr. e P. a lor. - 20. T., Ml. e P. bianca.