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188 orlando innamorato [St. 7-10]

        Orlando è ritornato nel giardino,
     Avanti a Dragontina è ingenocchiato,
     E fa sua scusa con parlar tapino,
     Se quell’altro baron non ha pigliato.
     Tanto li sta sumesso il paladino,1
     Che ad un piccol fantin serìa bastato.
     Ora tornamo de Astolfo a contare,
     Che de aver drieto Orlando ancor li pare;2

        Unde camina continuamente,
     E notte e giorno, il cavallier soprano.
     Il primo giorno non trovò nïente
     Per quel diserto inospite e silvano,
     Ma nel secondo vede una gran gente,
     Che era attendata sopra di quel piano:
     Ad uno araldo Astolfo dimandava
     Che gente è questa che quivi accampava.

        Lo araldo gli mostrava una bandera,
     Che quasi il mezo de il campo tenia,
     E dice: Quivi aloggia con sua schera3
     Il re de’ re, segnor de Tartaria.
     Era quella bandera tutta nera,
     Un caval bianco dentro a quella avia,
     D’intorno ornato a perle, a zoie e ad oro:
     Non avea il mondo più ricco lavoro.4

        Quell’altra c’ha il sol d’oro in campo bianco,
     È del re de Mongalia, Saritrone,
     Che non ha il mondo un baron tanto franco.
     Vedi la verde da il bianco leone?
     Quella è del smisurato Radamanto,
     Che vinti piedi è lungo il campïone,5
     E signoreggia sotto tramontana
     Mosca la grande e la terra Comana.

  1. Ml. si sta.
  2. Ml. e Mr. Che haver Orl. dreto: P. Che aver O. dietro.
  3. Ml. e P. dicea.
  4. P. il più.
  5. di Radamanto che non manco Di.