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216 orlando innamorato [St. 7-10]

        Prasildo nominato era il barone.1
     Quello invitato è un giorno ad un giardino,2
     Dove Tisbina con altre persone
     Faceva un gioco, in atto peregrino.
     Era quel gioco di cotal ragione,
     Che alcun li tenea in grembo il capo chino;
     Quella alle spalle una palma voltava:
     Chi quella batte, a caso indivinava.

        Stava Prasildo a riguardare il gioco:
     Tisbina alle percosse l’ha invitato;
     Ed in conclusïon prese quel loco,
     Perchè fo prestamente indivinato.
     Standoli in grembo, sente sì gran foco
     Nel cor, che non l’avrebbe mai pensato;
     Per non indivinar mette ogni cura,
     Chè di levarse quindi avea paura.

        Dapoi che il gioco è partito e la festa,
     Non parte già la fiamma dal suo core,
     Ma tutto ’l giorno integro lo molesta,
     La notte lo assalisce in più furore.
     Or quella cagion trova, ed ora questa
     Che al volto li è fuggito ogni colore,
     Che la quïete del dormir gli è tolta,3
     Nè trova loco, e ben spesso si volta;4

        Ora li par la piuma assai più dura
     Che non suole apparere un sasso vivo.
     Cresce nel petto la vivace cura,
     Che d’ogni altro pensiero il cor l’ha privo.5
     Sospira giorno e notte a dismisura,
     Con quella affezïon ch’io non descrivo,
     Perchè descriver non se può lo amore
     A chi nol sente e a cui non l’ha nel core.

  1. Mr. nomato era il; P. nomato era quel.
  2. P. Ed invitato un.
  3. P. E la.
  4. Ml. il loco.
  5. P. gli ha.