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220 orlando innamorato [St. 23-26]

         Ma essa col suo amante ha bene inteso
     Di quel barone il suo pianto focoso.
     Iroldo di pietate è tanto acceso,
     Che ne avea il viso tutto lacrimoso;
     E con la dama ha già partito preso
     Di riparare al caso doloroso.
     Essendo Iroldo nascoso rimaso,
     Mostra Tisbina agionger quivi a caso.1

         Nè mostra avere inteso quei richiami,
     Nè che tanto crudel l’abbia nomata;
     Ma, vedendol giacer tra i verdi rami,
     Quasi smarita alquanto se è firmata.
     Poi disse a lui: Prasildo, se tu me ami,
     Come già dimostrasti averme amata,
     A tal bisogni non me abandonare,2
     Perchè altramente io non posso campare.3

         E se io non fossi a l’ultimo partito
     Insieme della vita e dello onore,
     Io non farebbi a te cotale invito,
     Chè non è al mondo vergogna maggiore
     Che a richieder colui che hai deservito.4
     Tu m’hai portato già cotanto amore,
     Ed io fui sempre a te tanto spietata;
     Ma ancor col tempo te serò ben grata.

         Ciò ti prometto su la fede mia,
     E già de l’amor mio te fo sicuro,
     Pur quel ch’io cheggio da te fatto sia.
     Or odi, e non ti para il fatto duro:
     Oltra alla selva della Barbaria
     È un bel giardino, ed ha di ferro il muro;
     In esso intrar si può per quattro porte,
     L’una la Vita tien, l’altra la Morte;

  1. Ml. e T. a giongier.
  2. P. bisogno.
  3. P. omm. io.
  4. Ml. diservito.